Cinema e Società
Leggendo una relazione di Francesco Pellegrino “SGUARDI DI TERRORE PAURE COLLETTIVE “INTERCETTATE” DAL CINEMA”, ci colpisce una chiave di lettura del ruolo che la settima Arte ha raccontare la nostra Vita rele. Di seguito ne riportiamo uno stralcio compreso una citazione di Francesco Casetti, Teorie del cinema 1945-1990, Milano, Bompiani, 1993
Dal dopoguerra ad oggi molti studiosi, soprattutto tra gli storici e i sociologi, hanno inteso indagare il rapporto che lega il cinema alla realtà sociale attraverso lo studio delle rappresentazioni del mondo offerteci dai film, siano essi documentari o testi di fiction di impianto realistico o fantastico. Alla base di queste ricerche vi è la profonda convinzione che i testi audiovisivi, intimamente connessi con la società e con l’immaginario collettivo, costituiscono un osservatorio privilegiato sulla vita sociale e sulle sue dinamiche. L’analisi delle raffigurazioni cinematografiche, insomma, consentirebbe di rilevare comportamenti diffusi, saperi condivisi, valori morali, simboli, interpretazioni, ideologie, paure collettive, stili di vita e molti altri aspetti del reale, magari ancora opachi o inesplorati, presenti in una società durante un preciso momento storico. L’occhio cinematografico, contribuendo a definire la maniera in cui va percepito o immaginato il mondo, parteciperebbe inoltre alla determinazione della realtà attraverso l’edificazione di una memoria e di una coscienza collettiva. Secondo Francesco Casetti, gli studi sulla rappresentazione cinematografica del sociale attribuiscono al cinema un duplice ruolo:
«Da un lato si sottolinea la capacità del mezzo di riflettere i comportamenti e gli orientamenti di una società: lo si considera un prezioso testimone dei modi di agire e di pensare presenti in una comunità; lo si pensa come uno specchio (magari idealizzato, o magari deformato, ma non per questo meno fedele) dei gesti, delle abitudini, delle aspirazioni, delle credenze e dei valori che danno corpo a una cultura. Dall’altro si sottolinea la capacità del cinema di intervenire sui processi sociali: se ne evidenzia la possibilità di rafforzare o rompere convinzioni diffuse, di fornire modelli a cui ispirarsi, di far emergere aspirazioni represse, di aggregare individui con i medesimi gusti o opinioni, di alimentare mode, di fornire occasioni di lavoro, di creare gruppi professionali compatti; se ne mette in luce insomma la funzione di agente sociale»